Detenuto evade in ospedale, trovato nascosto sotto un’auto. E’ accusato di omicidio a Bitonto
Detenuto evade in ospedale, trovato nascosto sotto un’auto. E’ accusato di omicidio a Bitonto - IL VIDEO Esplosi in aria alcuni colpi di arma da fuoco durante la fuga
È Geovani Bernia Castillo, 29enne accusato dell’omicidio del 50enne Antonio Monopoli a Bitonto avvenuto nello scorso aprile e detenuto nel carcere di Lecce per omicidio, l’uomo che ha tentato di fuggire dall’ospedale “Vito Fazzi” del capoluogo salentino. Il 29enne di origini cubane, era stato accompagnato nella struttura ospedaliera per essere sottoposto a una visita medica specialistica. Gli agenti penitenziari hanno esploso alcuni colpi di pistola in aria a scopo intimidatorio, ma il 29enne ha proseguito la sua fuga e ha fatto perdere le sue tracce. Poco dopo è stato ritrovato nel parcheggio del DEA dove si era spostato, nascosto sotto un’auto nello stesso ospedale. Dopo l’accaduto, arriva il commento del sindacato autonomo di polizia penitenziaria, il Sappe, attraverso la voce del segretario nazionale Federico Pilagatti, che punta il dito contro il passaggio della sanità penitenziaria dalla gestione del Ministero della Giustizia alle regioni come inizio dei “guai” per gli agenti e per i detenuti: “Sono passati 15 anni e i dirigenti generali delle Asl, scrive, non hanno ancora capito che i detenuti non sono normali cittadini che possono andare in giro anche per problemi medici minimi, ma debbono essere centellinate al massimo le uscite dal carcere, solo per casi veramente gravi”. Il Sappe lamenta anche la scelta di mandare via quasi tutti i medici che lavoravano da anni nelle carceri: “Purtroppo questo episodio che è avvenuto a Lecce poteva accadere a Taranto, Bari, Foggia, Trani ecc. ecc. poiché non si contano più gli accompagnamenti anche di pericolosissimi detenuti che, giornalmente escono dal carcere per recarsi negli ospedali per qualsiasi motivo”. “Abbiamo più volte chiesto, evidenziano dal Sappe, l’intervento del presidente della Regione, dell’assessore alla sanità, dei dirigenti generali delle Asl incontrando sempre un muro di gomma”. Spari, paura, inseguimenti, a distanza di sette anni, la storia sembra ripetersi, evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Era il novembre 2015 quanto Fabio Perrone, detto ‘Triglietta’, riuscì ad evadere dall’ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove era stato condotto per eseguire un esame diagnostico, sottraendo l’arma di ordinanza ad un agente della scorta ed esplodendo con essa, alcuni colpi all’indirizzo di un altro agente che rimase ferito, in maniera fortunatamente non grave. E’ accaduto ancora oggi, nonostante da tempo gli operatori di Polizia Penitenziaria continuano a denunciare i problemi che attanagliano il reparto di Lecce e del nucleo interprovinciale traduzioni e piantonamenti. Ancora una volta i fatti, e non le parole, invitano ad un'ampia e seria riflessione: la struttura penitenziaria di Lecce ha raggiunto un indice di affollamento, con 1.280 detenuti presenti rispetto ad una capienza regolamentare di 780, che non può essere gestito con il personale a disposizione.