Autovelox o trappole per “far cassa? La furia dell’automobilista contro la pattuglia della Polizia Locale nel video diventato in pochi istante virale
Questi video ci convincono sempre più sulla bontà della pluriennale battaglia di legalità dello “Sportello dei Diritti” contro l’uso indiscriminato di autovelox e strumenti di rilevazione elettronica delle infrazioni, la cui percezione quali ausili più “per far cassa” che per prevenzione per la sicurezza stradale è ormai così diffusa che urge sempre più un intervento governativo per porre fine a prassi a dir poco scorrette, per non dire illegittime, da parte di amministrazioni che sembrano più preoccupate a pensar a rimpinguare bilanci esangui che a controllare il traffico veicolare. Quanto documentato sulla SS 318, all’altezza dello svincolo di Valfabbrica in provincia di Perugia, è solo l’ultimo degli episodi eclatanti segnalati, di metodi a dir poco singolari per rilevare la velocità dei veicoli. E l’enfasi dell’automobilista che ha ripreso la scena è un fisiologico scatto di rabbia per un cittadino normale che ha letto e si è documentato circa la corretta applicazione del codice della strada, regolamenti e norme relative che impedirebbero una simil maniera di accertare le infrazioni.
Nelle riprese, diventate rapidamente virali sui social, si vede una pattuglia della Polizia locale, presumibilmente di Valfabbrica, posizionata sul cavalcavia con l’autovelox. Il dubbio che non è più dubbio per il conducente dell’auto sportiva rossa che si accosta e riprende, se sia legittimo operare in questo modo. Nel video la disperazione del cittadino è tangibile, tanto che nel transitare a 130 chilometri orari sulla 4 corsie all’altezza per l’uscita di Valfabbrica inizia a ripetere: “Dove la vedi la macchinetta, come fa ad essere visibile da quel punto, non è possibile. Poco dopo si scorge al di sopra del cavalcavia l’auto bianca della polizia locale e imboccando il ponte si dirige verso quest’ultima. “Ecco dove si sono messi” – commenta da solo e dopo aver raggiunto gli agenti con grande enfasi inizia a parlargli: “Secondo voialtri, scusate, è visibile questa posizione? E’ ben visibile? Dov’è il cartello? Non si vede! State facendo la multa alla gente che va lavorare. E’ la terza volta che vi becco. Adesso andate tutti al tribunale, tutti al tribunale”. L’agente replica sostenendo che l’interlocutore sta compiendo interruzione di pubblico servizio e lui ribadisce: “Ma che interruzione di pubblico servizio, voialtri siete matti. Ma che fate la multa alla gente che va a lavorare per guadagnarsi la pagnotta? Avete una coscienza, avete una famiglia?” Mentre l’agente cercava di fornire spiegazioni il cittadino ha continuato ad urlare: “Abbassa le mani, giù le mani. Questo è andare a rubare alle famiglie”. “Ma guardate dove si sono messi”, dice l’automobilista che infine mostra l’autovelox che si affaccia verso la statale, in un punto, evidentemente non “avvistabile”. “Vi dovreste vergognare e basta, tanto ve l’ho detto. Siete avvisati, ci vediamo in tribunale”. E lascia la scena con l’agente che scrolla le spalle. Come evidenziato da Umbria Journal questa situazione è stata poi confermata da alcune fonti interpellate dalla testata. Come detto, per evidenzia Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si tratta solo dell’ennesima prova di quanto stia accadendo nel Nostro Paese nel quale si registra una schizofrenica e spasmodica ricerca di fonti di approvvigionamento di risorse economiche da parte degli enti accertatori, in particolare i comuni, attraverso il ricorso incessante delle sanzioni a raffica su tratti di strade che ricadono nel proprio territorio ma sovente in gestione ad altri enti. Il fatto più rilevante è che questa corsa alla multa sia attuata con modalità quasi mai ortodosse che meritano di essere censurate dagli enti preposti tra cui in primo luogo i Prefetti, se non perseguiti dalla magistratura inquirente quando integrano gli estremi dell’abuso.